Prima lezione di psicologia dell'educazione by Felice Carugati

Prima lezione di psicologia dell'educazione by Felice Carugati

autore:Felice Carugati [Carugati, F.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2011-04-14T22:00:00+00:00


Dai giudizi ai voti alle norme di riferimento

Possiamo affrontare il tema dei giudizi scolastici anche da un altro punto di vista. Nell’ambito scolastico essi si concretizzano anche in voti (ricordiamo però il balletto fra voti-giudizi-voti che ha caratterizzato in Italia la scuola dell’obbligo nel corso dei decenni dal 1980 ad oggi). Possiamo approfondire le dinamiche che presiedono alla produzione dei voti/giudizi scolastici. Non affrontiamo però la questione dei voti sotto il profilo della docimologia, ovvero di quella parte della pedagogia che in Italia ha avuto il suo primo e sistematico contributo nei lavori di Gattullo102.

La domanda d’inizio riguarda i criteri ispiratori dei voti. Abbiamo visto che gli insegnanti considerano in modo più favorevole gli alunni, diciamo così, con attribuzione interna, e ciò è socialmente utile in quanto ribadisce l’importanza socializzante della responsabilità personale. Ma a scuola ai voti non si sfugge. È immaginabile una scuola senza voti?

Forse no e forse sì, con un uso meno ossessivo; ma per ora no voti, no scuola! Potremmo anche dire che voti o giudizi per noi pari sono, come testimonia un collega ricordando il passaggio dai voti ai giudizi, operazione che ha coinvolto il nostro sistema scolastico negli anni ’80 e successivi:

Quando entrai in prima media a Milano fui colpito dal clima di grande effervescenza che vi regnava. Era l’anno in cui si passò dai voti ai giudizi. Erano i giorni in cui i voti numerici, da 0 a 10, accusati di esacerbare la salienza della gerarchia di merito tra gli allievi, cedevano alla contestazione e lasciavano il posto ai giudizi, considerati come garanzia di una maggiore umanità nella valutazione. Pochi giorni dopo l’inizio della scuola, e malgrado la nostra giovane età, avevamo già capito che nulla era cambiato. Ottimo valeva 10, distinto 9; seguivano buono per l’8, discreto per il 7 e così via. Il vecchio sistema si era riprodotto con nuove etichette, ma con la stessa capacità di stabilire una gerarchia di merito tra gli allievi di una classe103.

Voti o giudizi sono comunque prodotti sulla base di criteri più o meno espliciti agli occhi di insegnanti, alunni o genitori, ma ben conosciuti. La letteratura specialistica sostiene una stretta relazione fra voti/giudizi e norme sociali. Lo abbiamo visto a proposito della norma di internalità e della sua utilità sociale; ora consideriamo un ulteriore approfondimento. Secondo Falko Rheinberg104, la valutazione dei prodotti scolastici è un compito degli insegnanti fin da quando esiste questa attività professionale; in particolare il tema trova ulteriore sostegno con la diffusione, fra le due guerre mondiali, dei test psicologici. È probabile che questa esplicita ispirazione alla teoria del testing psicologico abbia contribuito a introdurre e consolidare un assunto implicito: una corretta valutazione dei prodotti scolastici si deve basare sul confronto sociale fra gli studenti, con la conseguente enfasi sulla distribuzione normale (nel senso statistico del termine) dei voti (o giudizi) sugli alunni. Heckhausen105 ha definito questo criterio di confronto norma di riferimento sociale. Ma già Glaser106 aveva messo in discussione l’opportunità di accettare in modo acritico questo tipo di norma.



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